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mercoledì, Maggio 15, 2024

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Perché la Valle dell’Arcobaleno è un luogo triste?

La Valle dell’Arcobaleno si trova nel Monte Everest, a più di 8000 metri di altitudine. Prende il nome da macchie di colore che, sulla strada per la cima, cominciano a staccarsi sul paesaggio bianco. Queste macchie, diventano progressivamente più numerose e si raggruppano fino a formare un vero e proprio sentiero. Il nome “Valle dell’Arcobaleno” e il suo aspetto colorato, rimanda con il pensiero a qualcosa di gioioso, ma non è proprio così… Il perchè, scopriamolo insieme! Perché la Valle dell’Arcobaleno è un luogo triste?

Se ci avviciniamo a queste macchie di colore, scopriremo che non sono altro che cadaveri mummificati.

Il nome di questa zona, deriva dalle numerose giacche dai colori vivaci dei cadaveri disseminati nella valle. Tutti conoscono l’ascesa al Monte Everest come una delle sfide fisiche più difficili a cui una persona può sottoporsi. Ed è così difficile, appunto, che molti non sopravvivono per raccontarlo; i corpi di molti arrampicatori rimangono lì, per anni e anni.

Le cime delle montagne più alte sono, infatti, gli unici luoghi sulla Terra (oltre alle zone di guerra) dove è normale aspettarsi di trovare un cadavere a terra. Di tutte le montagne, il Monte Everest è quasi certamente quello in cui la maggior parte delle persone, perde la vita.

Storie drammatiche

Soprattutto sopra gli 8.000 metri, si trovano i corpi degli alpinisti morti lungo la strada. A questa altitudine non si può sopravvivere, senza l’aiuto di ossigeno supplementare. La fatica fisica, in questa fase, è estrema e le forze necessarie per salvare qualcuno, sono troppe anche per gli sherpa più allenati. Ecco perché, i corpi vengono lasciati lì.

Nel corso degli anni, sono diventati così numerosi che gli altri arrampicatori, i più cinici, li usano come punti di riferimento. Uno degli uomini caduti, forse l’indiano Tsewang Paljor, lo chiamano “Stivali Verdi” (immaginiamo perchè…). Ma questo è solo uno dei tanti esempi, il percorso a nord-est, vede tanti corpi, tutti con giubbotti dai colori vivaci, tipici degli scalatori.

Restituire un corpo alla propria famiglia, può costare migliaia di dollari, e richiede gli sforzi di 6-8 persone, ognuna delle quali deve mettere a rischio la propria vita. I corpi sono completamente congelati, e bisognerebbe scavargli intorno. Ciò comporta anche un aumento del carico da trasportare: a causa del ghiaccio che rimane attaccato, un corpo può pesare anche fino a 150 kg.

Inoltre, gli alpinisti che muoiono sull’Everest, di solito vogliono rimanere lì. È una tradizione simile a quella dei capitani delle navi che affondano.
Tuttavia, la situazione è paradossale e preoccupante: ogni anno, 500 persone percorrono un sentiero disseminato di cadaveri. Devono continuare ad applicare, cercando di non guardare, e resistere psicologicamente e fisicamente.

L’11 maggio 1996, fu uno dei momenti più terribili della storia del Monte Everest. Otto alpinisti iniziarono la scalata senza mai tornare. Le cause non sono certe, ma una cosa lo è: molte di queste persone rimangono lì, eternamente prigioniere di questa ascesa.

Grazie per aver letto con noi “Perché la Valle dell’Arcobaleno è un luogo triste?”

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