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mercoledì, Novembre 6, 2024

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Quanto pesa l’anima?

Per millenni si è creduto nell’esistenza dell’anima, e per millenni si sono cercati modi per interagirci e parlarci. Uno degli interrogativi che da sempre tormenta gli scienziati è quello di sapere se l’anima si potesse isolare dal corpo che la conteneva e soprattutto sapere quale fosse il suo peso?

Quanto pesa davvero l’anima?

Come ben sappiamo, l’anima eterna è un concetto molto potente. In effetti, possiamo dire che è una caratteristica principale di molte religioni e una convinzione confortante per le perdite subite. Molto probabilmente, questo è anche il motivo per cui alcune persone lasciano la questioni dell’anima alla fede. Altri invece si sono rivolti alla scienza per dimostrare l’esistenza dell’anima.

Quindi, se ti stai chiedendo quanto pesa l’anima, la risposta è che nessuno può saperlo con certezza. In effetti, la scienza non può provare che l’anima esista davvero. Tuttavia,esiste una storia di un medico che ha cercato di scoprirlo..

Come sarebbe stata pesata l’anima?

All’inizio del 20° secolo, in un quartiere di Boston, USA, un noto medico di nome Duncan MacDougall ebbe un’idea fissa, quello di dimostrare che l’anima esiste e di misurarne il suo peso. In particolare, pensava che se le persone hanno un’anima, questa deve occupare spazio. Quindi, se l’anima occupa spazio, dovrebbe anche avere massa.

In un articolo scientifico pubblicato nel 1907, MacDougall sostenne quanto segue: “Poiché … la sostanza considerata nella nostra ipotesi è organicamente legata al corpo fino al momento della morte, mi sembra più ragionevole ritenere che debba essere una forma di materia gravitazionale e quindi in grado di essere rilevata pesando un uomo mentre muore. “

Il medico di Boston aveva collaborato con la Dorchester’s Consumptives’ Home, un ospedale di beneficenza per pazienti affetti da tubercolosi avanzata. A quel tempo, la malattia non aveva cura. 

In cosa consisteva l’esperimento di MacDougall?

L’esperimento venne fatto portando i malati in fin di vita su una bilancia, appositamente allestita, aspettando il decesso. Misurando così il peso del malto, tra prima e dopo la morte era convinto di  stabilire il peso dell’anima.

Lo studio del medico iniziò con sei soggetti, il primo paziente dell’uomo morì il 10 aprile 1901, e improvvisamente il suo peso scese di 21,2 grammi. Fu allora che nacque la famosa leggenda del peso dell’anima di 21 grammi.

Tuttavia in seguito MacDougall non ha tenuto conto del fatto che il paziente numero due perse solo 14 grammi, 15 minuti dopo la morte, o che il terzo mostrò una perdita di soli 28,3 grammi un minuto dopo.

Il caso 5 ha perso 10,6 grammi, ma in seguito la bilancia ha funzionato male, sollevando domande anche su quella misurazione. MacDougall stava ancora aggiustando la bilancia quando il paziente nel caso 6 è morto.

Il medico ha anche ignorato il quarto caso. Più precisamente, si trattava di una donna morta di diabete, la bilancia non era adeguatamente calibrata. Bene, tutti questi fatti avevano sollevano una serie di domande a cui Duncan MacDougall ha evitato di rispondere nel suo articolo.

Il medico decise di ripetere l’esperimento su 15 cani e non riscosse alcuna perdita di peso, indicando, a suo avviso, che nessun cane possiede un’anima. All’epoca la notizia venne trattata con un certo scetticismo, soprattutto perché i medici sapevano che il peso mancante era dovuto a diversi processi naturali.

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Cosa pensano gli scienziati?

La comunità scientifica non accettò gli studi del medico, ma MacDougall ebbe un notevole seguito di sostenitori. Il valore scientifico dello studio è stato accertato perché non si riuscì a comprendere gli esatti sistemi di misurazione utilizzati durante l’esperimento.

Nonostante il valore della ricerca di MacDougall sia tutta da provare, da allora non è stata più condotta nessun’altra ricerca simile, ma il “peso dell’anima” è famoso per essere 21 grammi, una leggenda ripresa nel 2003 dal regista Alejandro González Iñárritu nel suo famoso film “21 grammi”.

 

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